Percorsi dell’acqua
Monte San Giacomo, Affacci sull’acqua
L’itinerario è piuttosto singolare, poiché nel suo tratto iniziale taglia una parte del centro storico prima di ritrovarsi in mezzo alla natura. La villa comunale, dove ci sono parcheggio, parco giochi, panchine per il relax in mezzo al verde e circolo anziani, rappresenta il punto di partenza di un percorso lineare, che rientra nel perimetro della “Zona di Protezione Speciale” (un’area di tutela di alcune specie di uccelli di interesse europeo) denominata “ZPS Monte Cervati e Dintorni”. Superata una primissima parte urbanizzata o ricostruita in epoca moderna, si entra in un ramo storico del paese, che consente di apprezzare le tipiche viuzze che le vecchie case addossate fra di loro hanno affrancato dalla costruzione. Il nome di Vico Zitelle, dipinto in blu su vecchie piastrelle bianche cementate nella facciata di una casa, riporta indietro con la mente a quando il matrimonio era ritenuto un vincolo da contrarre in giovanissima età, facendo pensare che qui vivessero più di una donna che non avendo trovato marito aveva acquisito questo soprannome. Quando le stradine iniziano ad aprirsi, i toponimi Costarelle e Belvedere danno forma nell’immaginario al paesaggio che dopo poco si vedrà schiudersi agli occhi. La sterrata, infatti, scende tra le antiche abitazioni aggrappate alla costa scoscesa, sul lato destro, e uno spicchio della pianura del Vallo di Diano ritagliato tra le montagne di Monte San Giacomo e di Sassano, sul lato sinistro. Man mano che si lascia il centro storico, inaspettate piccole aree pianeggianti si fanno spazio su un versante che tutt’intorno ha fretta di scendere nel torrente in basso. Percorrendo ancora un tratto di via, quando un breve ma deciso scampolo di antico selciato in pietra locale parla di una via calpestata per secoli dai contadini che venivano a lavorare fazzoletti di terra che avevano strappato alla montagna, ora riguadagnati da una natura selvaggia. Quando si apprende che una località poco distante è chiamata Castello, si pensa a un maniero medievale, che però non esiste, ma si comprende che identifica quantomeno la zona più scoscesa vicina al nucleo storico del paese. Un sentiero, delimitato a tratti da antichi muretti a secco spesso crollati per l’abbandono, rivela con forza il passaggio disegnato dai passi millenari fra le rocce che spuntano dal terreno. Il tracciato e la pendenza in discesa conducono verso il vallone, come se conoscessimo questa strada da sempre. Il Monte Panno si avvicina, imponente nella sua mole alta, ripida e brulla, che interrompe la visuale e l’intenzione di proseguire al di là del vallone. Nel nome porta la leggenda del panno che i Sassanesi posero invano in alto per impedire al sole di illuminare Monte San Giacomo, raccontando del campanilismo tra questi due paesi confinanti. In fondo alla scarpata il ruscello non si, ma si percepisce che è inevitabile ci sia. È il torrente Zia Francesca. E questo nome ridà stimolo all’immaginazione
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